La fama di libro pseudo-pornografico che avvolge il kAmasUtra e che, in definitiva, lo ha reso tanto famoso in Occidente (almeno il titolo), è in verità ben poco fondata. L’intento complessivo del kAmasUtra, secondo quanto viene esplicitamente dichiarato all’inizio dell’opera, è quello di riassumere le conoscenze principali che la riflessione sulla dimensione edonistico-erotica dell’esistenza umana, perseguita sin da tempo immemorabile, aveva messo in luce.
In tale ambito, indubbiamente, il testo tratta, nel capitolo II, anche di argomenti strettamente legati alla fisicità dell’erotismo: ed è a questo secondo capitolo che è principalmente dovuta la summenzionata aura di testo “sconcio” del kAmasUtra (anche l’ultimo capitolo, il VII, dedicato a pratiche afrodisiache, perlopiù stravaganti, contribuisce a stigmatizzare il kAmasUtra come testo “proibito”). Nel suo complesso però il kAmasUtra si concentra molto di più su aspetti che chiamerei psicologici e sociali, aspetti che fanno come da sfondo alla ricerca del piacere, in particolare evidenziando gli stili di vita maggiormente favorevoli alla coltivazione del piacere e i meccanismi relazionali (individuali e collettivi) che tale ricerca necessita e mette in atto. Sotto questo aspetto, che ripeto è di fatto prominente nell’economia del testo, il kAmasUtra non è per nulla un testo sconcio o addirittura pornografico, ma è anzi un testo molto sottile e profondo, interessante sia per le idee e gli ideali che direttamente esprime, sia per la realtà sociale a cui fa riferimento. In particolare, ne emerge chiaramente un ideale di persona elegante e raffinata, dove la cura del corpo, l’abilità manuale, la raffinatezza dei gusti e l’acculturazione coesistono a formare un tipo umano sì elevato, ma, in quanto dedito principalmente alla ricerca del piacere (il puruSArtha kAMa), almeno in parte alternativo al tipo umano ideale “ortodosso”, tutto intento alla coltivazione di moralità e senso del dovere (il puruSArtha dharma) da un lato, e orientato alla ricerca della liberazione (il puruSArtha mokSa) dall’altro. Va notato che l’ideale umano delineato nel kAmasUtra è declinabile sia al maschile che al femminile, e anzi prevalgono in esso elementi che, almeno ai nostri occhi, paiono più di tipo femminile, mentre l’ideale umano “ufficiale”, centrato appunto sugli ideali più “alti”, quelli della sfera etica (dharma) e concernenti la liberazione (mokSa), è riservato ai soli uomini. Interessante a questo proposito è l’elenco delle 64 arti accessorie (che troviamo all’inizio dell’opera, capitolo I, fine capitolo 3), elenco ben noto in ambito indiano classico e esemplare appunto di una cultura eterogenea finalizzata al vivere elegante. Fra le 64 arti accessorie troviamo elencate fianco a fianco conoscenze e pratiche di tipo artistico-musicale (suonare strumenti vari a corda e a percussione, cantare, ballare, disegnare), di tipo linguistico-letterario (scrivere e recitare poesie, assistere a rappresentazioni teatrali e reading letterari, conoscere diverse lingue e dialetti, avere un vocabolario forbito, intendersi di metrica), di tipo culinario (saper preparare manicaretti e bibite alcoliche e analcoliche), di manualità “domestica” (preparazione di ornamenti, coloritura delle vesti, disposizione di fiori ornamentali, intreccio di ghirlande floreali, ormamento dei pavimenti, capirne di arredamento d’interni, preparazione dei giacigli, saper usare ago e filo), legate alla decorazione della persona (abilità nel trucco facciale, acconciatura dei capelli e produzione di copricapi eleganti, fabbricazione di orecchini con foglie, applicazione di profumi, decorazione del corpo con gioielli e ornamenti preziosi, saper frizionare, lavare e massaggiare), e riconducibili ad abilità varie più o meno “serie” (prestidigitazione, saper recitare scioglilingua, giocar bene ai più noti giochi di società, d’azzardo e non, conoscere i giochi dei bambini, intendersi di metalli e pietre preziose, riconoscere gli oggetti di valore, saper curare le piante, intarsiare il legno, saper fare combattere galli, arieti e pernici). Interessanti anche i versi che seguono l’elenco delle 64 arti, dove traspare chiaramente la valenza che tali arti hanno come alternativa al sapere ufficiale, o se vogliamo “serio”. Tramite esse, ci viene detto, una pubblica donna assurge al ruolo di cortigiana e ottiene addirittura un posto nell’assemblea cittadina, venendo onorata anche dal re e dalle persone che contano e diventando così una personalità stimabile e rispettata in società. Inoltre, continuano i versi, la donna che domina le 64 arti sarà sempre la moglie più amata dal marito, ne possedesse egli anche cento, e nel caso in cui per sventura o altro, dovesse rimanere da sola, potrà sempre, anche si trovasse all’estero, condurre una vita piacevole grazie alle arti. A dimostrazione che le 64 arti sono rivolte anche ai maschi, vien detto poi che un uomo, pur non importante socialmente, se è esperto nelle 64 arti, sarà sempre in grado di vincere il cuore delle donne. Infine, molto acutamente, il testo ci dice che in definitiva la pratica di queste 64 arti è piacevole di per sé, e che si useranno oppure no in base all’opportunità (in altre parole le 64 arti non sono da esibire, ma da coltivare come patrimonio personale).
Le 64 arti del kAmasUtra
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