Il Kāmasūtra è un testo interessante e sorprendente. Lo rende interessante senz’altro l’argomento, cioè il kāma, ovvero il piacere in generale e in particolare l’eros, mentre a renderlo sorprendente è il suo stile e in particolare il modo con cui l’autore, Vātsyāyana, tratta la materia:
con molta meticolosità (famose per esempio sono le analisi delle diverse tipologie di conformazione degli organi sessuali e delle combinazioni migliori per il reciproco piacere, e ancor più famose le descrizioni delle posizioni in cui fare l’amore — va detto che non se ne trovano elencate poi più di tante e d’altra parte, se non sono posizioni standard, non è sempre chiarissimo come si devono intendere); con sensibilità psicologica (per esempio quando scrive che la mancanza di delicatezza nei primi incontri erotici con la sposa — non di rado poco più che una fanciulla — può comportare in essa una definitiva repulsione erotica per gli uomini in generale); ma senza mai esprimere specifiche valutazioni morali poiché per Vātsyāyana l’eros è un fenomeno che non va in nessun modo giustificato, c’è e basta, e il compito che lui si prefigge è solo quello di descriverlo nella sua complessità e varietà, per offrire agli amanti tutte le conoscenze necessarie per viverselo al meglio.
Del resto l’autore ha una lunga scia di predecessori (che cita di frequente in tutto il testo) che rendono la sua posizione di “teorico dell’eros” del tutto legittima e anzi importante, mentre la liceità e la centralità del kāma per ogni essere umano è già fermamente stabilita dalla teoria tradizionale, di molto precedente Vātsyāyana, dei puruṣārtha o “scopi dell’esistenza umana”, in cui kāma figura come il primo e il più basilare di tali puruṣārtha, seguito da artha o gratificazione economico-sociale, dharma o appartenenza etica a un tutto sociale, e mokṣa o spinta metafisica verso la liberazione dal ciclo di nascita e morte (il saṃsāra).
In verità Vātsyāyana menziona, nelle pagine iniziali dell’opera, anche il punto di vista di chi sosteneva che il kāma fosse sostanzialmente da evitare (nonostante il suo status di puruṣārtha) perché causa di impurità e comportamenti aberranti, ma bolla tale opinione come sbagliata in quanto il kāma ha, secondo lui, la natura del cibo e perciò è funzionale al mantenimento di una piena salute psico-fisica.
Il Kāmasūtra è in altre parole un testo dal sapore scientifico, caratterizzato com’è da uno stile analitico, imparziale, spesso schematico; ma è anche un testo capace di far emergere con chiarezza la natura profondamente psichica e psicologica dell’eros (la sua natura affettivo-amorosa) e di riconoscerne la dimensione individuale a livello pratico e pluralistica a livello teorico: Vātsyāyana pur esprimendo spesso delle sue personali opinioni (con la formula “secondo Vātsyāyana”) sulle questioni più dibattute e controverse (per esempio, se la natura dell’orgasmo femminile differisca o meno da quella dell’orgasmo maschile), cita sempre anche altri maestri, con opinioni a volte molto diverse dalle sue, presentate però in maniera accurata e in modo tale da risultare altrettanto autorevoli e condivisibili delle sue.
Nel passo di seguito tradotto, che descrive i diversi tipi di unione erotica, trovo interessanti sia la sostanziale completezza dei tipi di accoppiamento descritti (da notare che il concetto di perversione è, con buona pace di Freud, completamente estraneo a Vātsyāyana), sia il mettere sullo stesso piano, accostandole, realtà che in termini occidentali sarebbero invece considerate profondamente diverse fra loro (amore passionale, interesse materiale, finzioni di vario genere, sfizio, espressione di un legame profondo e duraturo), sia infine il fatto che indichi tacitamente, riservandogli l’ultima posizione nell’elenco e col nome che gli dà, quale sia il tipo più prezioso, più raro e più appagante di unione erotica (ovviamente questa è una mia interpretazione del pensiero di Vātsyāyana).
I diversi tipi di unione erotica (Kāmasūtra, II, 10, 14-26)
“Appassionata”, “La cui passione è da alimentare”, “Con passione simulata”, “Con passione trasposta”, “L’unione con la donna mascolina”, “L’unione con persone volgari” e “L’unione che non ha limiti”: questi sono i tipi di unione erotica.
Quando due persone hanno una forte passione dal primo sguardo, quando l’incontro avviene dopo notevoli difficoltà, al ritorno a casa dopo un periodo di residenza all’estero, o ancora riappacificandosi dopo un allontanamento dovuto a un litigio: in questo caso si ha l’unione “Appassionata”. In essa si è guidati dal proprio desiderio fino all’appagamento.
Quando l’inizio di una coppia poco calorosa s’appassiona, si tratta di un’unione “La cui passione è da alimentare”. In questo caso la passione si sviluppa infiammandola progressivamente con le 64 arti usate appropriatamente.
L’unione “Con passione simulata” riguarda chi si unisce in vista dell’ottenimento di uno scopo o chi è innamorato d’altri: in questo caso deve scegliere secondo il trattato le strategie nel loro complesso.
Quando però un uomo si accoppia avendo nel cuore un’altra donna, dall’inizio fino alla conclusione, allora si tratta di unione “Con passione trasposta”.
“L’unione con la donna mascolina” è accoppiarsi fino al raggiungimento dello scopo con una donna di basso rango, una portatrice d’acqua o una serva: in questo caso le gentilezze non vanno ritenute opportune.
L’accoppiamento di una cortigiana con un contadino finché è soddisfatta è “L’unione con persone volgari” e lo stesso dicasi dell’accoppiamento di un raffinato cittadino con una donna di campagna, o delle stazioni di pastori o di un paese confinante.
Infine, “L’unione che non ha limiti” si ha quando due amanti, in virtù del bene che si vogliono, si fidano pienamente l’uno dell’altro.
Questo il sanscrito:
2.10.14 rāgavad āhāryarāgaṃ kṛtrimarāgaṃ vyavahitarāgaṃ poṭārataṃ khalaratam ayantritaratam iti rata-viśeṣāḥ. 2.10.15 saṃdarśanāt prabhṛty ubhayor api pravṛddharāgayoḥ prayatnakṛte samāgame pravāsapratyāgamane vā kalahaviyogayoge tad rāgavat. 2.10.16 tatrātmābhiprāyād yāvadarthaṃ ca pravṛttiḥ. 2.10.17 madhyastharāgayor ārabdhaṃ yad anurajyate tad āhāryarāgam. 2.10.18 tatra cātuḥṣaṣṭikair yogaiḥ sātmyānuviddhaiḥ saṃdhukṣya saṃdhukṣya rāgam pravarteta. 2.10.19 tat kāryahetor anyatra saktayor vā kṛtrimarāgam. 2.10.20 tatra samuccayena yogāñ śāstrataḥ paśyet. 2.10.21 puruśas tu hṛdayapriyām anyāṃ manasi nidhāya vyavaharet. saṃprayogāt prabhṛti ratiṃ yāvat. atas tad vyavahitarāgam. 2.10.22 nyūnāyāṃ kumbhadāsyāṃ paricārikāyāṃ vā yāvadarthaṃ saṃprayogas tat poṭā-ratam. 2.10.23 tatropacarān nādriyeta. 2.10.24 tathā veśyāyā grāmīṇena saha yāvadartham khala-ratam. 2.10.25 grāmavrajapratyantayoṣidbhiś ca nāgarasya. 2.10.26 utpannavisrambhayoś ca parasparānukūlyād ayantritaratam.