L’inizio e la conclusione dell’eros. (II, 10, 1-13)
L’uomo raffinato, insieme ai suoi amici e ai servitori, [giunto] a casa sua, ben preparata per essere una residenza d’amore, carica d’incensi profumati e tutta cosparsa di fiori, può approcciare la donna, profumata e agghindata e che avrà già bevuto adeguatamente, con parole carine e facendola bere ancora un po’.
Si sieda alla sua sinistra e indugi sui suoi capelli, o sul bordo della veste, o sul nodo che la tiene chiusa. Per stimolare la passione, col braccio sinistro l’abbracci delicatamente.
Prosegua con discorsi spiritosi e appassionati riguardo avvenimenti accaduti in precedenza. Approfittando della vicinanza creatasi, conversi di argomenti segreti e un po’ sconci.
Ci può essere uno spettacolo di musica con o senza danza. Si discuterà di arti, bevendo un altro bicchiere e assaggiando qualche stuzzichino.
Quando la passione è accesa, mandi via le altre persone con omaggi di fiori, unguenti o dolcetti. Una volta soli, la infiammi con gli abbracci e le altre tecniche, come è stato descritto (nei paragrafi precedenti del capitolo II). Dopodiché le sciolga il nodo della veste e prosegua come detto precedentemente. Questo è l’avvio dell’eros.
Goduto il piacere della conclusione dell’amplesso, entrambi si rechino, a turno, in bagno, senza guardarsi e un po’ imbarazzati, come se non fossero intimi fra loro. Tornati in stanza, mangino del betel seduti in un luogo adatto e lui le cosparga le gambe, di sua iniziativa, di sandalo purificato o di un altro unguento.
L’abbracci poi con la sinistra e, bicchiere alla mano, rivolgendole parole dolci la faccia bere un po’. Oppure si godano entrambi un po’ d’acqua o degli stuzzichini o qualche altra cosa adatta alla loro natura.
Brodo chiaro di carne, budino di riso, bocconcini di di carne alla griglia, bevande, manghi, carne secca, scorze di limone zuccherate, e quanto è tipico del luogo o di proprio gradimento. Di tutto ciò, avendo assaggiato questo e quello, dicendo “questo è dolce, questo è morbido, questo è delicato!” glielo porgerà.
Oppure possono recarsi sulla terrazza e sedersi al chiaro di luna. Qui, può intrattenerla con storie incantevoli. Mentre, adagiata sul suo grembo, lei guarda la luna, le illustri le linee delle costellazioni. E guardino in particolare la costellazione di Arundhati, la stella polare, l’Orsa Maggiore [beneauguranti per gli amanti]. Questa è la conclusione dell’Eros. Su tale argomento questo [i seguenti versi]:
Anche alla fine, il benessere arrecato da atti cortesi accompagnati da dialoghi intimi causa un sommo godimento. Con reciproche dolcezze, prendendosi cura l’uno dell’altra, tutto d’un tratto dandosi le spalle per l’ira e poi nuovamente con sguardi innamorati, suonando qualche strumento, cantando e ballando un po’, con occhi umidi e desiderosi d’amore, osservando il disco lunare, confessando i desideri della prima volta che si videro e quanto penosa sia stata la lontananza, con racconti di tutto ciò e alla fine dei racconti con abbracci e baci appassionati: ravvivato da tutto ciò l’amore di un giovane aumenta.
[Ecco il testo del passo in Harvard-Kyoto tradotto nel presente post:]
2.10 ratArambhAvasAnikaM ratavizeSAH praNayakalahaz ca| 2.10.1 nAgarakaH saha mitrajanena paricArakaiz ca kRtapuSpopahAresaMcAritasurabhidhUpe ratyAvAse prasAdhite vAsagRhe kRtasnAnaprasAdhanAM yuktyA pItAM striyaM sAntvanaiH punaH pAnena copakramet| 2.10.2 dakSiNataz cAsyA upavezanam| kezahaste vastrAnte nIvyAm ity avalambanam| ratyarthaM savyena bAhunAnuddhataH pariSvaGgaH| 2.10.3a pUrvaprakaraNasaMbaddhaiH parihAsAnurAgair vacobhir anuvRttiH| 2.10.3b gUDhAzlIlAnAM ca vastUnAM samasyayA paribhASaNam| 2.10.4 sanRttam anRttaM vA gItaM vAditram| kalAsu saMkathAH|punaH pAnenopacchandanam| 2.10.5 jAtAnurAgAyAM kusumAnulepanatAmbUla dAnena ca zeSajanavisRSTiH|vijane ca yathoktair AliGganAdibhir enAm uddharSayet|tato nIvIvizleSaNAdi yathoktam upakrameta| ity ayaM ratArambhaH|| 2.10.6 ratAvasAnikaM rAgam ativAhyAsaMstutayor iva savrIDayoH parasparamapazyatoH pRthak pRthag AcArabhUmigamanam| pratinivRttya cAvrIDAyamAnayorucitadezopaviSTayos tAmbUlagrahaNam acchIkRtaM candanam anyadvAnulepanaM tasyA gAtre svayam eva nivezayet| 2.10.7 savyena bAhunA cainAM parirabhya caSakahastaH sAntvayan pAyayet|jalAnupAnaM vA khaNDakhAdyakam anyad vA prakRtisAtmyayuktamubhAv apy upayuJjIyAtAm| 2.10.8 accharasakayUSam amlayavAgUM bhRSTamAMsopadaMzAnipAnakAni cUtaphalAni zuSkamAMsaM mAtuluGgacukrakANisazarkarANi ca yathAdezasAtmyaM ca| tatra madhuram idaM mRduvizadam iti ca vidazya vidazya tat tad upAharet| 2.10.9 harmyatalasthitayor vA candrikAsevanArtham Asanam|tatrAnukUlAbhiH kathAbhir anuvarteta| tadaGkasaMlInAyAzcandramasaM pazyantyA nakSatrapaGktivyaktIkaraNam|arundhatIdhruvasaptarSimAlAdarzanaM ca| iti ratAvasAnikam|| 2.10.10 tatraitad bhavati|
2.10.10v avasAne ‘pi ca prItir upacArair upaskRtA| savisrambhakathAyogai ratiM janayate parAm|| 2.10.11v parasparaprItikarair AtmabhAvAnuvartanaiH| kSaNAt krodhaparAvRttaiH kSaNAt prItivilokitaiH||
2.10.12v hallIsakakrIDanakair gAyanair lATarAsakaiH| rAgalolArdranayanaiz candramaNDalavIkSNaiH||
2.10.13v1 Adye saMdarzane jAte pUrvaṃ ye syur manorathAH| punarviyoge duḥkhaM ca tasya sarvasya kIrtanaiH||
2.10.13v2 kIrtanAnte ca rAgeNa pariSvaGgaiH sacumbanaiH| tais taiz ca bhAvaiH saMyukto yUno rAgo vivardhate||