Ci vuole un certo ritmo, un certo passo, una volta che si comincia a studiare la grammatica di base del sanscrito, poiché la mente, cioè l’organo adibito ad impararla, è un po’ come uno stomaco: quando assaggia un cibo nuovo, ci impiega un po’ a prenderci gusto, diventando però, a forza di mangiarlo, sempre più capace e veloce ad assimilarlo.
In generale lo studio, come anche la lettura di poesie e di romanzi, è, per la mente, il cibo qualitativamente migliore, quello che più di ogni altro giova al suo sviluppo, rendendola più potente e raffinata. Continua a leggere