Negli ultimi 20 anni in italiano si è diffuso l’uso del verbo praticare, per intendere l’introduzione nella propria vita di attività che vengono ripetute con costanza, da distinguersi però nettamente sia dallo sport, attività fisica più o meno intensa e ripetitiva, sia dallo studio e in genere dalle attività di tipo intellettuale, prettamente riflessive e astratte, lontane dalla vita pratica.
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Archivio mensile:Settembre 2019
Cos’è il sanscrito?
Il sanscrito è una lingua antica appartenente alla famiglia delle lingue indo-europee, famiglia cui appartengono la maggior parte delle lingue europee, le lingue slave, il farsi (lingua dell’Iran) e molte lingue indiane (ad eccezione delle lingue del Sud appartenenti a famiglie diverse).
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Dalla linguistica al sanscrito
Non mi stanco mai di ricordare ai miei allievi che la linguistica moderna è nata con la scoperta del sanscrito, checché ne dica Michel Foucaoult nel suo memorabile Les mots et les Choses, il quale giustamente mette in luce la relazione imprescindibile fra l’apparire di una nuova conoscenza o pratica sociale, e un “vuoto” culturale o politico che si è venuto a creare (è l’assioma della famosa “archeologia del sapere” di cui lui fu inventore e massimo esperto), vuoto senza il quale non può prendere corpo la novità culturale o politico-sociale presa in esame.
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Perché studiare sanscrito?
Studiare il sanscrito è la chiave d’accesso privilegiata alla civiltà indiana classica per due motivi entrambi fondamentali.
Il primo, il più ovvio, è che in sanscrito sono scritti tutti i testi della classicità indiana.
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