Archivi autore: Giulio Geymonat

Le infinite battaglie del rAmAyaNa e del mahAbhArata

E’ evidente che esista una relazione profonda fra il rAmAyaNa (rAma.) e il mahAbhArata (mahA.) nel senso che il primo è stato scritto avendo ben presente l'”opera” che il secondo è, e in più di un modo ad esso risponde.
Ne sono esempi evidenti il culto di rAma-viSNu nel rAmA. e quello di kRSNa-ziva nel mahA.,
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“L’interno sostenitore” Bṛhadāraṇyakopaniṣad, III, VII, 3-26

(Uddālaka Āruṇi dice a Yājñavalkya)
2. (…) “O Yājñavalkya! Parlaci dell’interno sostenitore”
(Yājñavalkya risponde)
3. “Colui che stando nella terra è diverso dalla terra, che la terra non conosce, di cui la
terra è il corpo, che, interno, controlla la terra: è lui il tuo ātman, l’interno sostenitore, immortale.” Continua a leggere

La fase antichissima: ricchezza e misteri

Quando guardiamo al sub-continente Indiano nella sua fase proto-storica, e in particolare al periodo che va dal III millennio a.C. alla prima metà del I millennio a.C., siamo colpiti sia dalla ricchezza e abbondanza dei prodotti culturali (tangibili e intangibili) a noi giunti, sia dall’esistenza di questioni, di cruciale importanza, ancora sostanzialmente irrisolte. Continua a leggere

7 incontri a Torino su sanscrito, letteratura e pensiero

Incoraggiato dal rilassamento delle norme anti-covid e desideroso io stesso di interagire con un uditorio in carne ed ossa, ho intenzione di organizzare, dopo Pasqua, fra aprile e l’inizio di giugno, a Torino in via Baretti 3, 7 incontri settimanali (dalle 18,30 alle 20,30) dedicati, con taglio divulgativo, al sanscrito, ognuno su argomenti diversi. Continua a leggere

La teoria dei graha e degli atigraha

In un famoso passo della bRhadAraNyakopaniSad (3,2.2-9, citato in fondo al post), yAjJavAlkya viene interrogato “secco” (da un tal jAratkArava ArtabhAga) sui graha e sugli atigraha.
Nel rispondere, il grande sacerdote vedico dice che i graha sono otto: il prANa, che qui pare significare l’inspirare, vAc, la voce, jihvA, la lingua, cakSus, l’occhio, zrotra, l’orecchio, manas, la mente/cuore, hastau, le due mani e tvac, la pelle. Continua a leggere

Le ragioni del diniego: dal Kāmasūtra

In un interessante passo (5.1.17-5.1.42) del Kāmasūtra di Vātsyāyana, il famoso testo sull’Eros dell’India antica (ca III d.C), l’autore elenca tutti i motivi per cui una donna, pur desiderata, può rifiutare di concedersi. L’elenco è molto eterogeneo, includendo perlopiù motivazioni personali di lei, Continua a leggere

Pronunciare il sanscrito: l’alfabeto, la trascrizione (Harvard-Kyoto e coi diacritici) e la pronuncia delle parole

Il sanscrito è l’unica lingua antica di cui conosciamo con esattezza la pronuncia, grazie a dettagliate descrizioni della stessa, che troviamo in fonti antiche (sicuramente risalenti a qualche seolo a. C.: quanti esattamente, è difficile dirlo).
Pronunciare correttamente il sanscrito è estremamente facile: magari si potessero pronunciare con la stessa facilità l’inglese o il francese!
E’ fondamentale, per dotarsi di una corretta pronuncia del sanscrito, prima di tutto praticare tutte le lettere dell’alfabeto, e farlo rigorosamente ad alta voce, e quando si sono acquisiti tutti i suoni del sanscrito (come fossero i suoni di uno strumento) passare a pronunciare le singole parole, e infine praticare la lettura di frasi. Continua a leggere

La grammatica di base: in quanto tempo, e con quali prospettive?

Ci vuole un certo ritmo, un certo passo, una volta che si comincia a studiare la grammatica di base del sanscrito, poiché la mente, cioè l’organo adibito ad impararla, è un po’ come uno stomaco: quando assaggia un cibo nuovo, ci impiega un po’ a prenderci gusto, diventando però, a forza di mangiarlo, sempre più capace e veloce ad assimilarlo.

In generale lo studio, come anche la lettura di poesie e di romanzi, è, per la mente, il cibo qualitativamente migliore, quello che più di ogni altro giova al suo sviluppo, rendendola più potente e raffinata. Continua a leggere

Studiare sanscrito: metodo e benefici

Quando insegno sanscrito ai miei allievi, non do nulla per scontato: raccomando loro di crearsi uno spazio, fisico e mentale, adatto allo studio, di munirsi di fogli e di che scrivere, di restare il più possibile concentrati quando studiano, cercando di evitare interruzioni e distrazioni, di fare gli esercizi che assegno nel modo giusto (cioè dopo aver studiato le dispense e svolgendoli “a dispense chiuse”), di cogliere con entusiasmo i progressi, di condividere, per stemperarle e affrontarle, le frustrazioni che si incontrano lungo il percorso. Continua a leggere